Verso la fine del XIX secolo, l’industriale vicentino Gaetano Rossi, benestante esponente del noto “clan laniero” e responsabile dello stabilimento tessile di Piovene Rocchette, diede sfogo ad un capriccio personale. Essendo un grande appassionato di meccanica e di nuove tecnologie, già da tempo si era interessato alle realizzazioni che stavano avvenendo in Europa in tema di evoluzione dei trasporti ed era rimasto affascinato dal fenomeno delle “carrozze semoventi”. Per questo motivo aveva contattato l’agenzia Daimler di Milano per ordinarne una ma i grandi tempi di attesa l’avevano fatto desistere. Il caso volle che un suo socio alsaziano, un certo monsieur Schlumberger, avesse tra le sue amicizie quella di Armand Peugeot, titolare di una grande azienda di Valentigney che da quasi un secolo produceva attrezzature agricole e da poco aveva iniziato la produzione di queste carrozze a motore, ovvero semoventi (“auto-mobili”).Il contatto con Peugeot è rapido, l’”auto-mobile” è disponibile “in pronta consegna” e il 30 agosto del 1892 Rossi fa pervenire l’ordine. La vettura, una Type 3 “vis-à-vis” telaio numero 25, verrà annotata nei registri dell’azienda a nome di “monsieur G. Rossi, Rochette-Piovène”. Dietro pagamento di 5700 franchi francesi dell’epoca, viene caricata su un convoglio ferroviario e spedita in Italia, sdoganata a Chiasso e consegnata alla stazione di Rocchette il 2 gennaio successivo.

Il resto è storia conosciuta. Nella primavera del 2000 l’allora Segretario del Club Storico Peugeot Italia, Fabrizio Taiana, si recò a Parigi per compiere delle ricerche sul materiale storico relativo alla storia di Peugeot in Italia. Accedendo all’elenco delle prime vetture costruite da Armand Peugeot si accorse della famosa annotazione di cui abbiamo parlato sopra. Fino ad allora, gli storici francesi che avevano visionato quel documento pensavano che “Rochette” fosse una cittadina locale, anche fuorviati dal fatto che il nome era stato erroneamente riportato con una sola “c” e che quello “Piovene” era stato scritto con l’accento grave sulla prima “e”. Ma agli occhi di un italiano abituato a vedere i cartelli “Piovene Rocchette” sull’autostrada Serenissima, apparve subito chiaro che quella vettura di un secolo prima era stata venduta in Italia! E così la storia cambiò: la prima auto immatricolata in Italia, fino a quel momento creduta la Panhard & Levassor guidata nel 1894 dal conte Carlo Ginori di Firenze, diventò la Type 3 telaio 25. Ma l’altra grande scoperta fu che la vettura esisteva ancora! Continuando le sue ricerche, nel 2007 Taiana provò che la vettura esposta al Museo dell’Automobile di Torino (e presentata fin dal primo catalogo del 1963 come una Peugeot 2,5 HP del 1894 costruita su licenza a Saronno) in realtà era la famosa vettura di Gaetano Rossi.
Dopo questa scoperta, l’allora Peugeot Automobili Italia si rese disponibile a compiere un restauro estetico dell’auto secondo le testimonianze storiche e le informazioni reperite presso il Museo Peugeot di Sochaux. Il restauro avvenne nella primavera del 2007 a cura dell’esperto ebanista Enrico Seno Stellin con la supervisione d Taiana presso la concessionaria Peugeot G. P. Car di Monza. A luglio di quello stesso anno, a Piovene Rocchette, una grande rotatoria all’ingresso della cittadina venne ribattezzata “largo Armand Peugeot”, dove l’auto, appena restaurata, venne riportata per celebrare l’occasione.
Durante il restauro, però, non si poté intervenire sul motore, che non funzionava dal 1915. Mancavano troppi componenti (lubrificazione, alimentazione, scarico, raffreddamento…). Nel 2017, però, l’ing. Alessandro Rossi di Schio, erede di Gaetano, insieme all’amico ing. Giannotto Cattaneo, si dimostrò interessato a ricostruire anche la parte meccanica, dedicando tempo, passione e denaro. Dopo un anno di lavoro dedicato dai due a studiare il funzionamento di un motore con accensione a bruleurs, carburatore ad aspirazione ed altre ingenuità tecnologiche e a smontare, studiare, ricercare pezzi mancanti (come la pompa dell’acqua di fine ‘800 trovata fortunosamente in Francia), il motore della prima auto a circolare in Italia ha ripreso a funzionare. Lo ha fatto solo per pochi minuti (permaneva la mancanza di alcuni particolari dell’impianto di raffreddamento e dell’alimentazione), ma è stato un momento memorabile a cui di sicuro ne seguiranno altri.