Quando la Peugeot 106 debutta nell’autunno del 1991, il marchio del Leone cerca una nuova protagonista per il segmento delle piccole. La 205, lanciata nel 1983 e ormai vicina al decennio di carriera, continua a vendere bene, ma la concorrenza spinge verso modelli più moderni e compatti. Nasce così la 106, realizzata sul pianale della Citroën AX, pensata come citycar agile, economica e maneggevole, con un design fresco, proporzioni equilibrate e una gamma ricca e completa: 4 motorizzazioni per ben 6 allestimenti.

La stampa specializzata aveva anticipato il progetto già nel 1989, ipotizzando il nome “105” in continuità con la 104. La decisione di lanciare la 106 arriva due anni dopo, proprio per prolungare il ciclo vitale della 205. L’obiettivo è chiaro: un’auto accessibile, leggera e affidabile, ma pronta a trasformarsi anche in un’arma sportiva.

106 XSi: la sportività elegante

La prima versione sportiva arriva subito, nel novembre 1991: è la Peugeot 106 XSi 1.4. Deriva dalla XS, ma si distingue per carreggiate più larghe, passaruota maggiorati, cerchi in lega da 14 pollici e un abitacolo con sedili avvolgenti e strumentazione completa, incluso contagiri e manometro dell’olio. Sotto il cofano pulsa il 1.4 TU di 100 CV, già montato sulla Citroën AX GTi. Un propulsore brillante, con erogazione pronta e vivace, reso ancora più reattivo da una rapportatura corta. La velocità massima tocca i 190 km/h, un dato notevole per una piccola del tempo. Nel 1994 la XSi evolve, adottando il nuovo 1.6 da 103 CV (TU5J2), capace di spingere l’auto fino a 196 km/h, confermando la sua vocazione di “piccola GT” accessoriata e piacevole anche nell’uso quotidiano.

La XSi incarna lo spirito sportivo elegante della 106 e, in generale, delle Peugeot migliori: prestazioni brillanti, ma con un allestimento curato e completo, adatto a chi cerca una compatta versatile senza rinunciare al divertimento.

106 Rallye: leggera per le corse

Se la XSi rappresenta la sportività “premium”, la 106 Rallye si rivolge agli appassionati più puri. Lanciata nel 1993 come erede della leggendaria 205 Rallye, nasce con un obiettivo preciso: dominare nei rally di classe 1.300 cm³.

Il motore TU2 da 1.294 cm³ eroga 98 CV con alimentazione a iniezione, meno dei 103 della 205, che montava un’unità a carburatori, ma con consumi migliori e un funzionamento più regolare. Il cambio ha rapporti cortissimi (13/59), il peso scende a soli 765 kg, e la velocità massima resta vicina ai 190 km/h. Tutto è votato all’essenzialità: interni spartani, niente alzacristalli elettrici, niente climatizzatore, niente orpelli, solo sostanza. Il look è altrettanto minimalista: archi passaruota squadrati, cerchi in lamiera bianchi da 14 pollici, dettagli interni in rosso. Una firma racing immediatamente riconoscibile. Non a caso, la Rallye diventa presto protagonista nelle competizioni, sia su strada che su pista, grazie al suo equilibrio tra leggerezza, agilità e motore grintoso.

Restyling e nuove sfide

Nel 1996 la Peugeot 106 subisce un restyling profondo, con linee più morbide e dimensioni leggermente maggiori. La XSi esce di scena, sostituita dalla nuova GTi (S16 in alcuni mercati), equipaggiata con il 1.6 ora in versione 16 valvole da 120 CV, capace di oltre 200 km/h. La Rallye, invece, continua la sua storia adottando lo stesso 1.6 della XSi, mantenendo però l’allestimento essenziale che la rende unica. Il posizionamento diventa chiaro: la GTi è la versione di punta, completa e accessoriata, mentre la Rallye resta la scelta degli appassionati più “duri e puri”.

Dai listini alla storia

Con l’arrivo della 206, nel 1998, la gamma 106 viene progressivamente ridotta. La sportiva GTi rimane a listino fino al 2003, mentre la Rallye cede il passo a versioni più addomesticate, come la Sport. Nel giugno 2004, dopo 13 anni di produzione e oltre 2,8 milioni di esemplari venduti, la Peugeot 106 esce definitivamente di scena.

La sua eredità resta però intatta: XSi e Rallye rappresentano due anime della stessa piccola francese. La prima più elegante e polivalente, la seconda più essenziale e corsaiola. Entrambe dimostrano come una citycar compatta possa trasformarsi in una sportiva autentica, capace di regalare emozioni ancora oggi, trent’anni dopo il debutto.